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Selection of curatorial texts

Micaela Lattanzio | LA NATURA INQUIETA

La galleria Emmeotto Arte presenta la serie di nuovi lavori di Micaela Lattanzio, risultato delle continue evoluzioni tecniche, sperimentazioni artistiche ed indagini intellettuali che da sempre ne caratterizzano le opere. 
Il focus si concentra sulla forza dinamica della materia in movimento che anima il nostro mondo, composta da linguaggi non codificati e connessioni invisibili che ci collegano gli uni agli altri, in un sistema ciclico che ci riporta al mondo naturale.
Il corpo è la dimora dell’essere e lo spazio del nostro sentire, ma i perimetri della nostra pelle possono diventare il confine che ci separa dal mondo. Il corpo, infatti, è un’entità plurale poiché gli elementi di cui è costituito sono dati dalla reazione chimica della stessa materia che ci circonda, e questa reazione genera un legame intrinseco e indissolubile con la natura. Per percepire questo flusso e accedervi nel profondo, giovando del benessere che apporterebbe alle nostre vite, è necessario rinnovarsi e guardare alla realtà in modo inedito, abbandonando le parole, i codici preimpostati, la parte del pensiero razionale che ci qualifica come Uno, per ristabilire e recuperare il contatto con la nostra moltitudine interiore. 

La Società ci ha abituato ad una visione univoca, del qui e ora, attraverso schemi che ordinano la nostra Esistenza, relegandoci ruoli prestabiliti, anziché esaltare la pluralità di ognuno, assopendo le nostre percezioni esterne, gli approcci empatici e sensoriali verso la dimensione al di fuori di noi.
Solo comprendendo la molteplicità dell’Essere possiamo confrontarci con l’alterità del mondo e ristabilire uno scambio con la natura, viscerale e profondo, fatto di cura e non di sfruttamento, recuperando la dimensione dell’Umanità.
La natura è dinamica e irrequieta, la sua bellezza è celata proprio nella sua imprevedibilità.
E’ questo che fa Micaela Lattanzio attraverso il suo lavoro, si apre al mondo dando vita ad un processo che ha inizio dentro noi stessi. Superando la zona di comfort che spesso ci imprigiona per liberare “La Natura Inquieta” dell’animo umano che ci spinge oltre i nostri limiti, per tornare a provare uno stato di meraviglia.

L’artista indaga nel profondo proprio questo “stato di meraviglia”, un’emozione autentica e articolata, al contrario della felicità capitalistica, (che si nutre di desideri effimeri), e che contiene una gamma vasta di emozioni, quali lo stupore, la sorpresa, la fascinazione ma soprattutto la paura nel sondare l’inesplorato.
Osservando le opere veniamo spinti a guardare il nostro animo più complesso e movimentato, a rispondere alle domande che l’inquietudine ci spinge a porci e ci mette nella posizione di essere osservatori attivi delle nostre vite.
L’opera d’arte, in questo senso, diviene il dispositivo meditativo che disvela attraverso paesaggi visionari, fatti di corpi frammentati, le infinite possibilità dei sentimenti.
La matrice pittorica composta da frammenti molecolari (di ritratti scomposti) si addensa stratificandosi in strutture naturali.
Quarzi, sedimentazione, tettonica delle placche, microrganismi ispirano la composizione che si costituisce attraverso un movimento perturbante dei tasselli, componendo “inediti paesaggi interiori”. Un viaggio da compiere attraversando l’esperienza della Natura, nella sua interezza e complessità al fine di sviluppare a pieno la propria personalità, in tutte le sfaccettature note e ignote.

 FRAGMENTA/ A Journey Beyond the body

                        Cà D'Oro Gallery New York, 2019
Solo Show

Galleria Ca 'D'Oro in New York is pleased to present the solo exhibition by the Italian artist Micaela Lattanzio.
Fragmenta, A journey beyond the body, is a corpus of 16 unpublished works that investigate the social relationships between the physical boundary and the otherness of the collective space.

The artist places at the center of her reflection the possibility to overstep the limits of gender, race, and faith. She investigates, thanks to the use of fragmentation, the structure of a molecular consciousness where the interweaving of real, visible and invisible worlds, translate into tools of perception and communication.

"Consciousness is always taken in the world”, writes the French philosopher Merleau- Ponty, “and therefore the world cannot become a mere object for her. In this sense, the dimension defined by être-au monde, does not only represent the horizon in which our body is inscribed, but is also related to our conscience, which finds its deepest roots in it ".

Micaela Lattanzio decodes the body by initiating a process that dismembers the epidermal integrity. The body becomes an element of pure abstraction; it is no longer possible to attribute a spatial structure, a specific weight, a definite time.
Her meticulous technique, defined by the strictly manual cutout of each single fragment, becomes a cognitive analysis that crosses the boundaries of the image to describe a new conceptual semantic: the body is a relational medium between the different cultural and social connections that emerge from our contact with the world. At the same time, the body is defined through the cultural stereotypes where a collective iconography is the synthesis of different norms imposed by a canonical and institutionalized imaginary.

The artist's intention is not to deny the body, but to define the idea of understanding it as a place of appropriation, as a space that can be inhabited and directed from within.

The mosaic fragmentation is a linguistic scheme, a new idiom which allows us to read reality: this procedure "frees itself from the notion of depiction of the world, from the sterile conception of mimesis, and opens the space to a symbolic construction of the image", inaugurating the genesis of a deepest emotional synesthesia.
In this journey beyond the body, Micaela Lattanzio expands the material building an abstract territoriality: a physical geography where the points of intersection are combined in the expanse of three-dimensional pieces, signs in which the viewer finds the processes of an evolution, downsizing the sexual and social roles.

Fragmenta represents a conceptual apology: the artist places the human being at the center of her work, forging an unprecedented linguistic vocabulary, de-structuring the real in order to explore a narrative dimension that goes beyond the physiognomy, and investigating where form and concept merge into a work that no longer belongs to an univocal social identification, but which is the principle of an "infinite nuclear fission".                         Text Alessia Carlino

INTROSPECTIVE WINDOW

                     EMME OTTO Gallery, (Palazzo Taverna) Rome 2018
curated by Valentina Luzi
group exhibition

“Il potere creativo della mente si sveglia vivace
mentre forma il finito dall’indefinito”


Goethe - Howards Ehrengedächtnis

L’arte è la finestra introspettiva sulla nostra interiorità.
Da questa immagine visiva e mentale nasce l’idea della mostra che inaugura sabato 23 febbraio alla Galleria Emmeotto a Palazzo Taverna.
Una finestra da cui ognuno di noi può e deve guardare per perdersi e ritrovarsi, per comprendere non il significato a tutti i costi, ma per conoscere ed entrare in sinergia con una sensibilità altra, per compiere un percorso a ritroso fino all’essenza di un’opera d’arte, mezzo che amplifica il sentire nostro e degli artisti, i quali restituiscono alla realtà più di quello che prendono da essa.
Una finestra come luogo di frontiera e, allo stesso tempo, di contatto e fusione tra verità e immaginazione, tra passato e futuro, tra mente e corpo, dove le dinamiche emozionali personali esplorano e cercano un riscontro nella rappresentazione, in un continuo movimento interno che non si ferma mai.
Il raccontarsi degli artisti è il viaggio emotivo tra ricerca interiore ed evoluzione materica, all’interno del sé, il percorso di nascita, scoperta, crescita, decomposizione e ri-creazione sotto altre forme, una palingenesi che scrive e riscrive un diario personale, elemento dopo elemento, pagina dopo pagina e si arricchisce di esperienze come una pièce teatrale si infittisce di dialoghi.
Ogni artista in mostra vive il processo creativo in maniera totalizzante, una sorta di catarsi necessaria, che scopre e rivela, con la singolarità del modus operandi, una prospettiva differente, che ci permette di guardare al di là dell’apparenza e di instaurare quell’empatia dalle molteplici sfaccettature che solo la nostra interiorità può generare, ancora di più se ci troviamo ad interagire con gli stimoli dettati da diverse espressioni e linguaggi.
Renzo Bellanca, attraverso una selezione di opere della serie Satellite Map, realizzate con tecnica mista su carta e tela nel 2018, ci accompagna in un percorso stratigrafico tra mappe e paesaggi, ma senza corrispondenze precise. Il sovrapporsi di elementi fisici, interiori e mentali diventa un tragitto di contaminazione tra presente e memoria, in una dimensione astratta e macrocosmica, ma nonostante questo, riconoscibile e intima, che va a occupare gli spazi tra la realtà e l’inconscio, l’immaginazione e il pensiero razionale. Il trattamento e l’interpretazione del colore diventano la bussola del cammino che si dispiega tra confini, limiti, insenature e isole fuori e dentro di noi. Una carta geografica che, ogni volta, si arricchisce di nuovi segni e simboli.
Micaela Lattanzio parte da un’indagine fotografica, rielabora l’immagine da lei realizzata e la rende elemento “pittorico”. Da un minuzioso e attento lavoro che si basa sulla ripetizione del multiplo circolare, arriva alla creazione di un insieme, una nuova prospettiva composta da architetture complesse che avvolgono lo spettatore in suggestioni emotive. Che siano elementi presenti in Natura, come l’inedito dittico Nucleo (2018) o corpi, in essi è proposta una visione introspettiva, uno scenario surreale “fragmentato”, un mosaico che crea una terza dimensione materica e narrativa che va oltre l’estetica e fa riflettere sull’essenza e sull’esplorazione dell’uomo e del suo sentire le forme naturali da cui trae benessere psicofisico .....

EVERY BODY TALKS

Mattatoio Testaccio, Rome, 2018
Curated by Master Marac, IULM
group exhibition

From November 3rd to November 11th , the spaces of industrial archeology of Pavilion 9B of Mattatoio di Roma will be populated by the expressive forms of every body talks, curated by the students of the 8th edition of the Master’s Degree Program in Management of Artistic and Cultural Resources (MaRAC), promoted by Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale and the International University of Languages and Media IULM.

 

every body talks investigates the role of the human body as the first and most direct tool of communication: through their bodies, and particularly through the construction of its exterior appearance, individuals reveal themselves in a process of self-representation, unconsciously unveiling significant traits of their personality or explicitly highlighting their own individual choices or adherence to certain cultural models.

 

While the selected Italian artists focus on the decomposition and recomposition of individual identity, fragmenting (Micaela Lattanzio), hiding (Cristina Coral) or hybridizing (Francesco Biccheri), the interest of the international artists here on display seems to focus on anthropological, cultural and political phenomena.

 

From the denunciation of contemporary obsessions with refining one's exterior image, investigated by Martial Cherrier, Jonathan Yeo and Erin Zerbe, to the anthropological analysis of habits, behaviours and signs of cultural belonging in the repertoires built by Lakin Ogunbanwo and Tadao Cern. From the role played by the body in the dialectical relationship between individual freedom and religious, socio-cultural and economic restraints, represented by Shadi Ghadirian’s censored women and by Pierre David’s diversity sacrificed to globalisation, to the direct use of the body - one's own or others' - as a tool of civil and political commitment or protest, like in Liu Bolin’s series, dedicated to refugees, and in the collective performances created by Spencer Tunick.

PUBLIC SCAPE TARANTO

SANDCLOUD; Ex Convento San Domenico
Taranto,
Curated by ECCOM, Su

Taranto, 30/08/2018 - A Taranto inaugura “Public Scape Taranto”, un percorso artistico del progetto Green Routes. Sono 17 gli artisti in residenza a Taranto che hanno realizzato 9 istallazioni artistiche nei luoghi più rappresentativi della città durante dal 30 agosto al 6 settembre 2018, che si aggiungono alle 2 già realizzate nel 2018. Conferenza stampa di presentazione il 6 settembre alle ore 17.30 presso la Sala degli Specchi del Comune di Taranto.

 

Il 6 settembre 2018 inaugura Public Scape Taranto, 17 artisti selezionati attraverso una call internazionale, hanno realizzato 9 interventi artistici durante una settimana di residenza dal 30 agosto al 6 settembre. Grazie alla collaborazione delle istituzioni cittadine le opere saranno disseminate in diversi luoghi simbolo della città: il Castello Aragonese della Marina Militare, gli ex conventi di Sant’Antonio e San Domenico curati dalla Soprintendenza ai beni archeologici e paesaggio della province di Brindisi, Lecce e Taranto, la Diocesi di Taranto ha invece messo a disposizione il chiostro del Museo diocesano di arte sacra, mentre il Ministero di Grazia e Giustizia ha aperto per le porte del Tribunale per i Minorenni di Taranto, e infine il Comune di Taranto che ha permesso l’utilizzo anche della Torre dell’Orologio.

 

Gli artisti e le opere verranno presentati durante la conferenza stampa in programma per 6 settembre 2018 alle 17,30 presso la Sala degli Specchi del Comune di Taranto in Piazza Municipio 1.

Public Scape Taranto è patrocinato dal Comune di Taranto ed è finalizzato allo sviluppo del programma di residenze artistiche #WeAreTaranto di Green Routes, progetto finanziato dalla Fondazione Con il Sud attraverso il bando “Ambiente è Sviluppo” e che ha come partner AUGEO, ECCOM Progetti, Bocche del vento, CE.FO.P. S.C. Maria Acclavio e ZONA.

 

Public Scape Taranto nasce con l’obiettivo di creare un percorso artistico diffuso costituito da interventi artistici site specific e itineranti che sperimenti nuove modalità di valorizzazione territoriale e di cura della città, che favorisca legami culturali, sociali, affettivi, attraverso linguaggi artistici e processi partecipati che vedano le stesse comunità locali co-protagoniste della co-creazione e condivisione degli interventi che verranno realizzati.

Il percorso espositivo comprende anche le opere partecipate già realizzate nel 2018: Paesaggio Indeciso di Guendalina Salini ospitata dell’Istituto musicale Giovanni Paisiello di Taranto e Radicati di Alice Padovani, che si trova invece nel chiostro del Museo di Arte Sacra- MuDI.

 

Le opere site specific selezionate dalla giuria di Public Scape Taranto sono:

 

  • Castello Aragonese – Rebirth/Terzo Paradiso (di Michelangelo Pistoletto) e realizzata da LAS-Land Art Salento. Realizzata da LAS-Land Art Salento. L’opera è cofinanziata da ANCE Taranto, Sistema Edilizia Taranto, Cassa Edile della Provincia Jonica e Formedil CPT Taranto e realizzata in collaborazione con la società di architettura e ingegneria MAS SRL, è una reinterpretazione del celebre simbolo del Manifesto del Terzo Paradiso disegnato dall’artista.

  • Tribunale per i minorenni - Radio NoMade in Taras del Collettivo NoMade.

  • Ex Convento di Sant’Antonio - Hortus Mytilus. Un giardino di reste del duo Fabulism e Ammostro.

  • Ex Convento di San Domenico - SandCloud di Micaela Lattanzio.

  • Torre dell’Orologio - Biological Mother di Cristiano Petrucci.

 

Le opere itineranti saranno visibili nei diversi spazi il 6 settembre e poi confluiranno in diverse manifestazioni, la prima delle quali è la MAS WEEK dal 10 al 15 settembre a Taranto a Palazzo Pantaleo.

 

  • Sulla Ruota di Taranto di Claudio Beorchia

  • Attraversa-menti di Maria Grazia Carriero

  • Imprinting di Annalisa Macagnino e Francesca Speranza

  • Fossili del presente di Angelo Pacifico

 

Gli artisti sono stati invitati a confrontarsi sul senso collettivo del paesaggio tarantino, in costante dialogo con le sue comunità ed espressione della memoria e di un immaginario comune. Un paesaggio fatto di luoghi che fanno parte di un immaginario comune, ma che al contempo si arricchiscono attraverso la scoperta, il ritrovamento, la conoscenza e la condivisione. Trovando un proprio collocamento all’interno di questo scenario, gli artisti hanno progettato interventi artistici che riescono a coinvolgere le collettività in una riflessione sull’idea di ambiente e di paesaggio, naturale e antropico, interiore ed esteriore, reale e immaginifico, e sul ruolo della comunità rispetto al contesto urbano e territoriale della città di Taranto. 

NEW WORLDS

Galleria Glauco Cavaciuti, Milan 

After the success of Fragmenta, a series dedicated to the solitude of contemporary times, characterized by the image fragmentation and highlighting women issues in our century, the artist proposes a new series titled "New Worlds", this time looking directly at the relationship between man and nature, and the impact that our society has on the environment in a close relationship between microcosm and macrocosm.

Micaela Lattanzio's work is characterized by its peculiar compositional technique, but this time the creative gesture is aimed to reconstruction, not to image fragmentation, where it was previously dissolved.

Photography has a macroscopic matrix, thanks to the use of satellite software, that allows to take aerial photographs of the earth, the artist de-builds the image in small colored dots, which are used as three-dimensional pigments to reconstruct abstract views that resemble planets, new worlds, and unpublished molecular aggregates seen in the microscope. The artist draws the geopolitical boundaries of the Earth, and nature, dominated by human action, reapplies its spaces.

Micaela Lattanzio explores socio-political themes such as overpopulation and globe desertification, asking a fundamental question: what is the impact that our society has on the environment?

The series is not a criticism, but rather a reflection on understanding the world, human being is an integral part of a complex system that is facing an evolutionary process in which it is imperative to find a necessary equilibrium.

Quoting a critique appeared in the Italian magazine InsideArt:

"Micaela Lattanzio builds natural architecture, erects imaginary terrestrial buildings where she searches for the primordial essence of the universe. The artist creates new spaces, outlines new ways of understanding man. "

FRAGMENTA

Bi Box Art Gallery, Biella/ Mà Gallery,Montefalco
Curated by Alessia Carlino/ Mà Gallery,Montefalco

For an aesthetic apology of fragmentation.

 

The aim is not the heart but the retina, says in a famous text Victor Vasarely, taken from the essay

entitled The plastic work in your daily life, a statement that embodies the artist's desire to meet the

ability to identify the viewer with the artwork where “the natural aspirations of man prove useful to

the enjoyment of the senses”.

Retina is the anatomical component more interested in the work of Micaela Lattanzio, a synoptic

view leads the eye into the anchors of a multifaceted reality composed of fragmented elements and

that defines the sediments of a research devoted to narrating the complexity of the human being.

The technical process, in which the artist comes to give substance to her intellectual conception, is

the synthesis of a training program that begins within Lattanzio mosaic art. Every aspect, every

special character of a face or a member of the human anatomy, triggers completely new forms of

expressive composition, in which the characters of an aesthetic immaterial belong to a purely

scientific research that goes into the systemic understanding of the molecules.

Micaela Lattanzio structure a process that leads to dismember the unity of an epidermal texture. The

body becomes an element of pure abstraction, it is not possible to attribute a spatial location, a

specific weight, a defined time. “The concept of an inexhaustible inner domain is the correlative of

the power of self expressive articulation, states in its metaethics view Charles Taylor. The sense of

the depth of their inner space is one with the perception of the possibility of entering into it and

bring out the content, which is what we do when we give voice to our inner self”.

The artist, like Taylor’s notion, includes, in its iconographic manipulation, roots of an inner

perspective that focuses on what defines fragmentation of contemporary psychoanalysis. This

holistic view of reality composed an expressive language that modulates the image, and, at the same

time, is imprinted on a fragile medium such as paper that Lattanzio model and plasma, in a plastic

sculptural mode, intended to give depth to each individual fragment embedded in the composition.

There is a perception of self as continuity, rather there are intricate paths of consciousness, were

tangled unique perspectives ever, illusory construction of a reality that never owns the characters of

objectification: there is the subject and its relationship with the object which contrasts.

In the works of Micaela Lattanzio there is an iconologic and aesthetic will that infuse the characters

of a relative existence, to perceive the universe as a machine that is the result of a complex

collective process. Individual identity needs to be recognized in the others, the individual is a social

animal, and also it is an expression of a code imposed by a Western-style culture. The artist

becomes the deus ex machina that subverts and impresses with strength the weight of a distinct

reflection which aims to overcome the dogma of the person, to de construct a reality that is not

encoded in our image but which essentially reflects a kind of transfiguration where man is the heart

and the center of the universe.

In her aesthetic and conceptual methodology, Micaela Lattanzio composed an original vocabulary

in which explore a narrative dimension that goes beyond the epidermis, an investigation on the man

and on the authenticity of his body where form and concept come together into a work that doesn’t

belong to a unitary center of social identification, but that is the principle of an "infinite nuclear

fission".

 

Taylor concludes in his reflections on the research of the self:;The modern subject is no longer

defined only by the power of rational control detached, but also by a new power of self expressive

articulation, or by power, that from the age romantic, was attributed to the creative imagination. "

A new power that is, ultimately, the reason constitutive of the human being.

SANDCLOUD/ 6 di sabbia

Spazio y, Rome
Curated by Alessia Carlino

SandCloud, site specific installation ideated by Micaela Lattanzio, evokes a reflection of an atomistic conception that celebrates the disruption of image branching and contradicts itself the unity of reality. Hundreds of hand-cut paper hexagons trigger a figuration procedure free from visible, where the artist stretches the limits of the tangible in an unpublished research that marks and defines the extent to which man is linked to his relationship with the outside world. "Art - says Konrad Fiedler - lives of an irremediable ambivalence, his only constant is the incessant discard and rebuild, its continuous formation in the development of a human aesthetic awareness."

An ceaseless transformation characterizes Lattanzio’s work, whose aesthetic nourishes a "natural artificiality" in which a man describes his eccentric condition, his need to win every time the specific forms of existence.

How can we access, therefore, to the inconsistency of a sky? The artist theorizes the emergence to create a new aesthetic grammar , a dissociation between sensory semantics of the image and the essence of perception, which legitimizes and recognizes the possibility of an ancestral thought, where it identifies the need appeal to a language of quality in the world, deliberately detached from each verbal production marking the daily contact of man.

The diffraction of the images, and its consequent spatial extent, generating an optical synesthesia, a cognitive immersion that undermines any peculiar relationship established between experience and judgment, letting the power of representation goes beyond the real, entering an unknown dimension to the look.

"Before the coming of something less - says Gabriele Pulli - even just at sunset on any day, the intellect is aware that there are other days that I can replace the one lost, relatively different and relatively equal to it. The emotional thinking captures, however, the irreversibility of that loss, because it captures what is unique and unrepeatable in that day. As if things were made of nothing, as if they have the same nature and the same charm of a dream. "

Micaela Lattanzio captures this sense of irreversibility, making physic the incorporeal element for excellence: the sky. It has to be structured like a mosaic, giving the fragility of the paper as specific support of the earth, like a perpetual cycle of water that finally returns again to the clouds.

 

 

Come posso parlare di un cielo frammentato, irriconoscibile, dissolto? Attraversando il deserto – disse Arcadia – ho creato un’immagine, ho ancorato i miei piedi nella sabbia e ho vissuto lo sdoppiamento di quel sottile diaframma di confine che segna il limite naturale tra il cielo e la terra. In quell’inaspettata alterità ho riconosciuto il radicamento in un luogo, ho definito la mappa dei miei spostamenti, ho compreso l’urgenza di ripensare lo spazio, non più inteso come estetica di infinite memorie, ma come elemento cardine di un’esistenza. Il cielo è crollato all’improvviso sulla terra, i frammenti fragili che ho raccolto tra le mani sono divenuti lo specchio in cui guardare, in cui per la prima volta ho afferrato il mistero dell’impalpabilità delle nuvole. Ho ricordato i vaporosi cieli nei dipinti di Monet e mi sono chiesta: di cosa può essere certo uno sguardo?-

Non esiste elemento estetico che non contenga in sé un’esperienza percettiva, in ogni sua compagine figurativa Sandcloud, installazione site specific dell’artista Micaela Lattanzio, evoca una riflessione differenziale dei sensi che delinea una concezione atomistica dell’esperienza ottica, evocata dallo scardinamento di un’immagine che ramifica e contraddice in sé l’unitarietà del reale.

Centinaia di esagoni cartacei tagliati a mano innescano una procedura di figurazione libera del visibile, laddove l’artista estende i limiti del tangibile in un’inedita ricerca che segna e definisce la misura in cui l’uomo è legato al suo rapporto con il mondo esterno: “L’arte – afferma Konrad Fiedler – vive di un’ambivalenza irrimediabile, la sua sola costante è il suo incessante disfarsi e rifarsi, il suo continuo formarsi nello sviluppo della consapevolezza estetica dell’uomo”.

Un’incessante trasformazione che caratterizza anche l’opera di Lattanzio, la cui estetica si nutre di “un’artificialità naturale” in cui l’uomo descrive la sua eccentrica condizione, la sua necessità di conquistare ogni volta le forme specifiche dell’esistenza.

Come poter accedere, dunque, all’inconsistenza di un cielo? La risposta in chiave musiva dell’artista teorizza il profilarsi di una nuova grammatica espressiva, una dissociazione sensoriale tra la semantica dell’immagine e la sua essenza percettiva, che legittima e riconosce la possibilità di un pensiero ancestrale, laddove vi si riconosce l’esigenza di appellarsi ad un linguaggio qualitativo del mondo, deliberatamente slegato da ogni produzione di tipo verbale che segna il contatto quotidiano dell’uomo.

La diffrazione dell’immagine, e la sua conseguente estensione spaziale, generano una sinestesia ottica, un’immersione cognitiva che scardina ogni peculiare relazione instaurata tra esperienza e giudizio funzionale, lasciando che la forza della rappresentazione oltrepassi il reale, penetrando una dimensione sconosciuta allo sguardo.

“Dinanzi al venire meno di qualcosa – sostiene Gabriele Pulli – ad esempio anche semplicemente al tramonto di un giorno qualsiasi, l’intelletto viene a conoscenza che ci sono altri giorni che posso sostituire a quello perduto, relativamente diversi e relativamente uguali a esso. Il pensiero emozionale coglie, invece, l’irreversibilità di quella perdita, perché coglie ciò che c’è di unico e irripetibile in quel giorno, in quanto afferra il suo essere e il suo non essere come assoluti. Come se le cose fossero fatte di nulla, come se avessero la stessa natura e lo stesso fascino del sogno”.

Micaela Lattanzio riesce ad immortalare questo senso di irreversibilità, rendendo corporeo l’elemento incorporeo per eccellenza: il cielo. Ne dispone come fosse un mosaico da strutturare, restituendo la fragilità della carta come supporto specifico per narrare di un’impalpabilità che dalla terra, come fosse un ciclo perpetuo dell’acqua, ritorna infine ancora una volta verso le nuvole.

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