SANDCLOUD
- micaelalattanzio
- 30 apr 2015
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 27 ott
INSTALLAZIONE SITE - SPECIFIC - 6 DI SABBIA - SPAZIO Y
a cura di Alessia Carlino
Foto Luca Carlino
6 di Sabbia
SPAZIO Y presenta
6 DI SABBIA
Francesco Petrone | Micaela Lattanzio | Elio Castellana | Maurizio Bartolini Grazia Amendola e Alessandro Brizio | Piotr Hanzelewicz e Andrea Panarelli
Un progetto di Francesco Petrone A cura di Alessia Carlino
28 maggio 2015 – 2 agosto 2015
Opening 28 maggio ore 19,30 verrà presentata l'installazione di Micaela Lattanzio
“Ritorno sui miei passi, verso la vetrina della collezione di sabbia. Il vero diario segreto da decifrare è qui, tra questi prelievi di spiagge e di deserti sottovetro. Anche qui il collezionista è una donna. Ma per ora non mi interessa darle un volto, una figura; la vedo come una persona astratta, un io che potrei essere anche io al lavoro. Ecco che è di ritorno da un viaggio, e a un tratto si accorge che senza l’indaco del mare il brillio di quella spiaggia di conchiglie frantumate s’è perso. Cerca di riportare alla memoria le sensazioni di quella spiaggia, quell’arsura, quell’odore di foresta. A questo punto non resterebbe che arrendersi, eppure chi ha avuto la costanza di portare avanti per anni questa raccolta sapeva dove voleva arrivare: forse proprio allontanare da sé il frastuono delle sensazioni deformanti e aggressive, il vento confuso del vissuto, ed avere finalmente per sé la sostanza sabbiosa di tutte le cose, toccare la struttura silicea dell’esistenza”.
Italo Calvino, Collezione di sabbia.
La sabbia come elemento naturale di interazione, materia sedimentata da plasmare: sei installazioni site specific, otto artisti coinvolti, un luogo di sperimentazione nel cuore del quartiere Quadraro. Spazio Y presenta al pubblico il progetto artistico intitolato “6 di Sabbia”, un laboratorio di investigazione espressiva che diverrà dal 13 maggio fino al 2 agosto 2015 il contenitore eterogeneo di differenti processi creativi.
Spazio Y nasce nel novembre 2014 dalla volontà di quattro artisti di mettersi in gioco con l’ideazione di un ambiente anticonvenzionale che rappresenti, in prima istanza, l’opportunità di costruire un sistema in continua evoluzione, contenitore ideale di linguaggi mai univoci dove il confronto serrato con il territorio diviene lo spunto per generare un processo osmotico di scambio.
6 di sabbia, progetto ideato dall’artista Francesco Petrone, trasformerà completamente l’area perimetrale di SpazioY che verrà coperta integralmente da 3 m3 di arena, creando in questo modo un recipiente immaginifico di rappresentazione.Gli artisti coinvolti nel progetto realizzeranno sei differenti installazioni, concepite appositamente per creare una contaminazione con il materiale siliceo, il calendario degli eventi, che avrà inizio il prossimo 13 maggio, prevede due interventi al mese fino alla fine di luglio:
13 maggio | Francesco Petrone28 maggio | Micaela Lattanzio11 giugno | Elio Castellana25 giugno | Maurizio Bartolini19 luglio | Grazia Amendola e Alessandro Brizio 23 luglio | Piotr Hanzelewicz e Andrea Panarelli
La sabbia diviene, dunque, la sostanza che unirà ogni singola installazione, ciascun artista è stato invitato ad ideare un’opera ex novo, cercando, attraverso la propria matrice stilistica, di ridisegnare e reinventare lo spazio creando anche la possibilità di relazionarsi con il pubblico, rendendo partecipe qualsiasi persona che entrerà in contatto con l’installazione.
Il progetto espositivo, sotto la curatela di Alessia Carlino, vedrà anche la realizzazione di un catalogo cartaceo che permetterà di raccogliere una preziosa testimonianza di tutti gli interventi compiuti durante l’arco temporale di esecuzione.
In concomitanza al ciclo di mostre ospitate da Spazio Y, in una sorta di ideale gemellaggio, l’area del Quadraro accoglierà anche la riapertura straordinaria di Condotto C un interessante spazio espositivo gestito dall'artista Marco Bernardi che dal 2008 al 2010 ha visto una fertile stagione di attività nel quartiere coinvolgendo numerosi artisti italiani. Il fil rouge che unisce queste due realtà, che per poco tempo torneranno ad essere compresenti nel territorio, è la volontà di dare un senso di continuità ad un processo di sperimentazione che nasce completamente al di fuori delle dinamiche canoniche legate al sistema classico della galleria, per trovare uno scambio dialettico innovativo che ha modo di esistere grazie a questo genere di confronto. Il 13 maggio Condotto C ospiterà la performance di Emilio Piacentini intitolata “Periscopio Esemplare”, un evento a cura di Donatella Giordano.
-Come posso parlare di un cielo frammentato, irriconoscibile, dissolto? Attraversando il deserto – disse Arcadia – ho creato un’immagine, ho ancorato i miei piedi nella sabbia e ho vissuto lo sdoppiamento di quel sottile diaframma di confine che segna il limite naturale tra il cielo e la terra. In quell’inaspettata alterità ho riconosciuto il radicamento in un luogo, ho definito la mappa dei miei spostamenti, ho compreso l’urgenza di ripensare lo spazio, non più inteso come estetica di infinite memorie, ma come elemento cardine di un’esistenza. Il cielo è crollato all’improvviso sulla terra, i frammenti fragili che ho raccolto tra le mani sono divenuti lo specchio in cui guardare, in cui per la prima volta ho afferrato il mistero dell’impalpabilità delle nuvole. Ho ricordato i vaporosi cieli nei dipinti di Monet e mi sono chiesta: di cosa può essere certo uno sguardo?-
Non esiste elemento estetico che non contenga in sé un’esperienza percettiva, in ogni sua compagine figurativa Sandcloud, installazione site specific dell’artista Micaela Lattanzio, evoca una riflessione differenziale dei sensi che delinea una concezione atomistica dell’esperienza ottica, evocata dallo scardinamento di un’immagine che ramifica e contraddice in sé l’unitarietà del reale.
Centinaia di esagoni cartacei tagliati a mano innescano una procedura di figurazione libera del visibile, laddove l’artista estende i limiti del tangibile in un’inedita ricerca che segna e definisce la misura in cui l’uomo è legato al suo rapporto con il mondo esterno: “L’arte – afferma Konrad Fiedler – vive di un’ambivalenza irrimediabile, la sua sola costante è il suo incessante disfarsi e rifarsi, il suo continuo formarsi nello sviluppo della consapevolezza estetica dell’uomo”.
Un’incessante trasformazione che caratterizza anche l’opera di Lattanzio, la cui estetica si nutre di “un’artificialità naturale” in cui l’uomo descrive la sua eccentrica condizione, la sua necessità di conquistare ogni volta le forme specifiche dell’esistenza.
Come poter accedere, dunque, all’inconsistenza di un cielo? La risposta in chiave musiva dell’artista teorizza il profilarsi di una nuova grammatica espressiva, una dissociazione sensoriale tra la semantica dell’immagine e la sua essenza percettiva, che legittima e riconosce la possibilità di un pensiero ancestrale, laddove vi si riconosce l’esigenza di appellarsi ad un linguaggio qualitativo del mondo, deliberatamente slegato da ogni produzione di tipo verbale che segna il contatto quotidiano dell’uomo.
La diffrazione dell’immagine, e la sua conseguente estensione spaziale, generano una sinestesia ottica, un’immersione cognitiva che scardina ogni peculiare relazione instaurata tra esperienza e giudizio funzionale, lasciando che la forza della rappresentazione oltrepassi il reale, penetrando una dimensione sconosciuta allo sguardo.
“Dinanzi al venire meno di qualcosa – sostiene Gabriele Pulli – ad esempio anche semplicemente al tramonto di un giorno qualsiasi, l’intelletto viene a conoscenza che ci sono altri giorni che posso sostituire a quello perduto, relativamente diversi e relativamente uguali a esso. Il pensiero emozionale coglie, invece, l’irreversibilità di quella perdita, perché coglie ciò che c’è di unico e irripetibile in quel giorno, in quanto afferra il suo essere e il suo non essere come assoluti. Come se le cose fossero fatte di nulla, come se avessero la stessa natura e lo stesso fascino del sogno”.
Micaela Lattanzio riesce ad immortalare questo senso di irreversibilità, rendendo corporeo l’elemento incorporeo per eccellenza: il cielo. Ne dispone come fosse un mosaico da strutturare, restituendo la fragilità della carta come supporto specifico per narrare di un’impalpabilità che dalla terra, come fosse un ciclo perpetuo dell’acqua, ritorna infine ancora una volta verso le nuvole.






















