FRAGMENTA/ A Journey Beyond the body in New York
- micaelalattanzio
- 1 mar 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 1 giorno fa
Cà D'Oro Gallery New York, 2019 Solo Show
La galleria Ca’ D’Oro di New York è lieta di presentare il progetto espositivo dell’artista italiana Micaela Lattanzio.
Fragmenta, A journey beyond the body, è un corpus di 16 opere inedite che indagano le relazioni sociali tra il confine fisico dell’epidermide e l’alterità dello spazio collettivo.
L’artista pone al centro della sua riflessione la volontà di valicare i limiti di genere, di razza, di fede, indagando, grazie all’utilizzo della frammentazione, la struttura di una coscienza molecolare dove l’intreccio di mondi reali, visibili e invisibili, si traducono in strumenti di percezione e comunicazione.
“La coscienza è sempre presa nel mondo, scrive il filosofo francese Merleau-Ponty, e quindi il mondo non può divenire per lei un semplice oggetto. In questo senso la dimensione dell’être-au monde, non rappresenta solo l’orizzonte in cui si iscrive il nostro corpo, ma è relativo anche alla nostra coscienza, che trova in esso le sue radici più profonde”.
Micaela Lattanzio decodifica l’io avviando un procedimento che giunge a smembrare l’unitarietà epidermica di partenza. Il corpo diviene un elemento di pura astrazione, non è più possibile attribuirgli una compagine spaziale, un peso specifico, un tempo definito.
La sua minuziosa tecnica compositiva, definita dal ritaglio rigorosamente manuale di ogni singolo frammento, diviene un’analisi cognitiva che valica i confini dell’immagine per appropriarsi di un’inedita semantica concettuale: il corpo diviene un medium relazionale tra le differenti connessioni culturali e sociali che emergono dal nostro contatto con il mondo esterno, al medesimo tempo, il corpo viene definito attraverso gli stereotipi culturali della modernità dove l’iconografia collettiva è la sintesi di norme imposte da un immaginario canonico e istituzionalizzato.
L’intento dell’artista non è esplicitare una negazione del corpo, ma definire l’idea di intenderlo
come un luogo di appropriazione, come uno spazio che può essere abitato e diretto dall’interno.
La frammentazione musiva è uno schema linguistico, un nuovo idioma per poter leggere la realtà: tale procedimento “si svincola dalla nozione di raffigurazione del mondo, dalla sterile concezione di mimesis, e apre lo spazio ad una costruzione simbolica dell’immagine”, inaugurando la genesi di una profonda sinestesia emozionale.
In questo viaggio oltre i confini del corpo, Micaela Lattanzio espande la materia nella costruzione immaginifica di una territorialità astratta: una geografia fisica dove i punti di intersezione si coniugano nella distesa dei tasselli tridimensionali, segni in cui lo spettatore ritrova i processi di un’evoluzione identitaria nell’assoluto ridimensionamento dei ruoli sessuali e sociali.
Fragmenta rappresenta l’apologia concettuale di una riappropriazione, l’artista pone al centro della sua opera l’essere umano, forgiando un inedito vocabolario linguistico, de struttura il reale per poter esplorare una dimensione narrativa che va oltre la fisionomia, un’indagine sull’autenticità del corpo dove forma e concetto si fondono in un’opera che non appartiene più ad un’univoca identificazione sociale, ma che è principio di una “fissione nucleare infinita”.
Testo a cura di Alessia Carlino


















