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Donne di Colore

  • micaelalattanzio
  • 24 lug 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Torre dei Lambardi, Magione


Donne di Colore a cura di Giorgio de FinisFino al 24 settembre 2017, Torre dei Lambardi, Magione (Pg)

Opere di: Francesca Fini, Lenia Georgiou, Maya Hayuk, Kaarina Kaikkonen, Micaela Lattanzio, Florencia Martinez, Veronica Montanino, Francesca Pasquali, Gloria Petyarre, Michelangelo Pistoletto, Virginia Ryan, Joana Vasconcelos, Mary Zygoury.




Il colore come linguaggio e rivendicazione


Come ricorda de Finis, l’esposizione nasce come risposta a un’antica narrazione culturale che ha voluto confinare il colore – e con esso il femminile – in una sfera di emozione, ornamento e seduzione, separandolo arbitrariamente dal rigore del pensiero e dalla profondità intellettuale.Per secoli, filosofi e poeti hanno proiettato sul colore le proprie paure del sensibile e del corpo, descrivendolo come caos, eccesso o disordine. Platone lo associava al mondo sensibile e al principio femminile, temuto perché non controllabile; Baudelaire lo relegava all’infantile e al “selvaggio”; Charles Blanc lo riduceva a una forza che “agita il cuore”, contrapposta al disegno, presunto dominio della mente.

La mostra ribalta questa visione: il colore non come inganno ma come atto di conoscenza sensibile, strumento di libertà, terreno fertile in cui emozione e intelletto si fondono.


Dodici artiste, dodici sguardi sul mondo

Attorno alla Venere di Pistoletto si muove una costellazione di voci femminili provenienti da tutto il mondo: Francesca Fini, Lenia Georgiou, Maya Hayuk, Kaarina Kaikkonen, Micaela Lattanzio, Florencia Martinez, Veronica Montanino, Francesca Pasquali, Gloria Petyarre, Virginia Ryan, Joana Vasconcelos e Mary Zygouri.

Le loro opere intrecciano installazioni, pittura, fibre, performance e linguaggi digitali, costruendo un percorso che attraversa il corpo, la memoria, la natura e la dimensione sociale dell’arte.Ne emerge una narrazione collettiva, dove il colore è gesto politico e poetico, energia che unisce differenze e afferma la potenza generativa del femminile.


La Venere degli stracci: un simbolo che dialoga con il presente

Fulcro della mostra è la celebre “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, icona dell’Arte Povera. La figura classica, candida e immobile, si staglia davanti a una montagna di tessuti variopinti: un confronto diretto tra l’ordine e il caos, l’eterno e il mutevole, il bianco e il caleidoscopio.L’opera diventa manifesto e metafora dell’intera esposizione: il colore come materia viva, come realtà plurale e inclusiva, come stratificazione di storie e identità.

 
 

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