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SILENZIOSI RACCONTI

  • micaelalattanzio
  • 1 mar 2014
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 7 ore fa

Premio Zingarelli - Castellina in Chianti a cura di Simona Gavioli


Il Premio d’Arte “Zingarelli Rocca delle Macìe”, giunto alla sua terza edizione, ha celebrato i vincitori il 2 ottobre 2014, dopo mesi di esposizione delle opere nel suggestivo Borgo Le Macìe, sede dell’azienda di famiglia, dal 30 maggio al 31 ottobre.

L’iniziativa, nata dall’incontro tra la famiglia Zingarelli e il pittore Raimondo Galeano — ideatore del progetto con la curatela di Simona Gavioli, si conferma un importante dialogo tra arte contemporanea, vino e territorio.

Il premio trae origine dal seminario “Silenziosi Racconti” (ottobre 2013), durante il quale Daria Filardo (storica dell’arte), Daniele Cernilli (critico enologico) e Donatella Cinelli Colombini (ideatrice di Cantine Aperte – Wineday) hanno guidato un gruppo di giovani artisti alla scoperta del Chianti Classico. Da quell’esperienza è nato il tema delle opere: “Forme d’arte e vino nella narrazione di un territorio”.


Lorenzo Aceto, Martina Antonioni, Giorgio Bernucci, Enrica Berselli, Paolo Bini, Luca De Angelis, Simone Del Pizzol, Micaela Lattanzio, Alessandra Maio, Elisa Mearelli, Federico Ellade Peruzzotti, Ammar Al-Hameedi,  Moisi Guga, Cristiano Tassinari, Ian Woodard.

Due premi per raccontare un territorio


Quindici artisti, italiani e internazionali, sono stati selezionati per concorrere ai due riconoscimenti principali. Tra i partecipanti: Lorenzo Aceto, Martina Antonioni, Giorgio Bernucci, Enrica Berselli, Paolo Bini, Luca De Angelis, Simone Del Pizzol, Micaela Lattanzio, Alessandra Maio, Elisa Mearelli, Federico Ellade Peruzzotti, Ammar Al-Hameedi, Moisi Guga, Cristiano Tassinari, Ian Woodard.


Il Premio Istituzionale “Zingarelli Rocca delle Macìe” 2014 , decretato dal voto popolare, è stato assegnato a Elisa Mearelli per l’opera “Alba”, una delicata composizione di carta ritagliata capace di restituire un rapporto empatico con la natura e la luce, come sottolineato dalla critica Irene Finiguerra.

Il Premio Speciale Famiglia Zingarelli è stato conferito a Micaela Lattanzio per l’opera “Punto di Origine”, presentata dalla Galleria 3)5 arte contemporanea di Maddalena Mauri e Marco Scopigno.

“L’artista è riuscito a ricreare la nostra terra, attraverso i colori, la bidimensionalità e la stratificazione”. Spiegano gli Zingarelli. “Un paesaggio che ingloba architetture inusuali in cui il punto nevralgico avvolge lo sguardo divenendo un varco prospettico verso un altrove da immaginare. C’è la nostra terra dentro quest’opera, ci sono le nostre colline chiantigiane, il nostro mondo. Con una finestra che indirizza alla nostra società, l’artista che abbiamo scelto per il premio Speciale famiglia Zingarelli, fa emergere il rispetto di ciò che ci circonda ed esalta il legame che ci lega alla nostra Madre Terra”.

Il Punto di Origine è una manipolazione digitale e paper cut, è stata presentata dalla Galleria 3)5 arte contemporanea di Maddalena Mauri e Marco Scopigno.

La critica d’arte Ilde Cavaterra, ha scritto: “Partita dallo studio dei rosoni delle chiese Toscane, Micaela intaglia minuziosamente piccoli stralci di fotografie diverse, dando vita a un armonioso progetto visivo. L’artista ricrea paesaggi circolari: architetture inusuali il cui centro nevralgico ingloba lo sguardo divenendo allo stesso tempo varco prospettico verso un altrove ancora da immaginare”.


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Punto di origine - Micaela Lattanzio

L’opera presentata da Micaela Lattanzio è il frutto di una complessa ricerca formale, filosofica e insieme estetica.L’occhio complice dello spettatore è l’attore prescelto dell’artista.Un gioco sottile in cui la ripetizione modulare dell’eguale ci culla e accompagna in uno stato di perenne stupore.Partita dallo studio dei rosoni delle chiese Toscane, Micaela intaglia minuziosamente piccoli stralci di fotografie diverse, dando vita a un armonioso progetto visivo.L’artista ricrea paesaggi circolari: architetture inusuali il cui centro nevralgico ingloba lo sguardo divenendo allo stesso tempo varco prospettico verso un altrove ancora da immaginare.Vortici veri e propri- realtà parallele edificate dall’artista – incoraggiano una sincera e compiuta meditazione.Il cerchio, cornice e insieme perno semantico dell’opera, ci indirizza e si tramuta in finestra sulla nostra società.Se è vero che le forme culturali rispecchiano al meglio le logiche e le strutture economico- politiche di una collettività, la necessità morale di cui ci parla Micaela ha la forza di metterci in contatto con il nostro io più intimo.Una critica profonda quella presentata nei suoi lavori e un invito a ripensare le tradizioni che ci hanno caratterizzato per millenni.La nostra esistenza un tempo era legata allo scandire del tempo, alla sua forza creatrice e al fluire delle stagioni; in una continua comunione tra noi e il tutto il legame che più ci caratterizzava era sicuramente quello con la terra .Il diverso rispetto di ciò che ci circondava e verso ciò che producevamo garantiva un connessione profonda con il visibile, con il suo sorgere e morire.Oggi è sempre più difficile rintracciare questo primordiale rapporto, superare quelle che sono le nostre consuete categorie e abitudini.Da custodi consapevoli a esseri incapaci di riconoscere la bellezza intorno a noi: è questo il monito che oggi l’artista ci vuole affidare.Il Cerchio simbolo dell’Armonia e di tutto ciò che è celeste è la forma estetica di questa idea.Un’unità perfetta dove la luce  irradiata dona senso alle forme, vita e materiale concreto allo spazio sacro descritto da Micaela.Il paesaggio non più’ concepito come una successione statica ma anzi come soggetto attivo di costruzione linguistica, figurativa e figurale di un’epoca.Insieme di immagini ordinate e insieme organismo mitopoietico.

“Il cosmo non è stato generato per te, bensì tu fosti generato per contemplarlo!”  cit. Giamblico

Ilde Cavaterra

 
 

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